AUTO D’EPOCA
Fiat X1/9, la “baby Ferrari”
che fece impazzire l’America
A quei piccoli, meravigliosi gesti cui la
perfettibile meccanica d’un tempo ci
costringeva, oggi, nell’epoca d’una supremazia digitale che nessuna umana
pecca ammette, non siamo più avvezzi.
Eppure, il semplice gesto d’unirsi nello sforzo di spingere una macchina giù
di batteria per esser stata negletta un
po’ troppo a lungo, risulta come una
boccata d’aria fresca, un inno a quella
favolosa incompiutezza che una volta
ci rendeva così unici nel nostro genere.
È proprio ciò che è accaduto quando abbiamo reso visita a Lorenzo Bassi, il proprietario di quella stupenda FIAT X1/9
del 1974 che abbiamo avuto il piacere
di ritrarre a fine settembre. Incastrata,
incastonata tra altre meraviglie vintage
(delle quali avremo sicuramente modo
di parlarvi in un prossimo futuro), non
ne voleva proprio sapere d’uscire dal
profondo letargo in cui s’era cacciata. E
così l’abbiamo fatta scivolare delicatamente lungo le strade che da Pregassona digradano verso il centro, con il suo
detentore pronto a mollar la frizione per
un’accensione di fortuna. Sparita dietro
al tornante, è cresciuta in noi quella lieve trepidazione tipica dei minuti che trascorrono senza esiti. Poi... l’abbiamo finalmente vista rifare capolino da dietro il
curvone, favolosa in tutta la sua scattante, eccentrica unicità. ® La X1/9 non è
forse la più celebre tra le vetture che l’estro italico abbia forgiato nei decenni. È
però un oggetto estremamente godibile,
che sprizza vivacità e dinamicità da tutti i
pori. Siamo agli inizi degli anni Settanta,
i Pink Floyd s’apprestano a generare la
loro opera magna, The dark side of the
moon, e sul tavolo delle meraviglie siglate Bertone approda la richiesta da parte
di FIAT di concepire una derivazione spi-
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der della “128”, un’auto priva di grandi
spunti in qualità di berlina ma interessante nelle sue declinazioni “coupé” e
“rally”. Di queste ultime, s’intende riutilizzare la meccanica e il motore 1’300
da 75 cavalli, le cui peculiarità sono però
contestualizzate alla trazione anteriore.
Si pone quindi un interrogativo: optare
per la realizzazione d’una semplice cabrio con le medesime prerogative (così
caldeggiava la FIAT) oppure, al contrario,
adottare un approccio più rivoluzionario
come richiesto da Bertone? Si sceglierà la seconda soluzione, spostando la
trazione al posteriore e il propulsore in
posizione centrale (ruotando il banco di
180° rispetto al suo asse verticale). La
nuova nata si vestirà d’una carrozzeria
“targa”, con tettuccio amovibile sostenuto da un robusto montante posteriore.
Una piccola Ferrari ® Così la definirono qualche anno più tardi gli americani,
grandi estimatori del modello. La X1/9
- designazione conferita al progetto ma
che fu adottata pure commercialmente
- scaturì dall’ispirata penna di Marcello Gandini, talentuoso designer di casa
Bertone che già ne aveva anticipato alcuni tratti sul suo particolarissimo prototipo Runabout del 1969 e poi li aveva
estesi e perpetuati sulla celeberrima
Lancia Stratos (con cui la X1/9 condivideva elementi telaistici, della carrozzeria
e della meccanica, come la correzione
della convergenza sulle ruote posteriori). ® La piccola ribelle “due posti secchi” fu presentata a dicembre del 1972,
nel Parco delle Madonie, lungo il tracciato della Targa Florio: linea a cuneo,
fari a scomparsa e parabrezza parecchio
inclinato esprimevano il suo pedigree da
sportiva senza troppi compromessi. La
meccanica, come detto, ricalcava quella
della 128: motore trasversale a 4 cilindri
da 1’290 cm3 (lo stesso della 128 Rally, finché questa rimase in produzione,
poi quello della Sport Coupé), 75 cavalli a 6’000 giri, velocità massima di 170
km/h, sospensioni McPherson a ruote
indipendenti, cambio a quattro rapporti
e impianto frenante a quattro dischi.
L’epopea ® Due anni dopo il debutto in
società, nel 1974, la X1/9 sbarcò negli
Stati Uniti, dove il Lingotto aveva goduto
d’alterni successi di mercato con i suoi
brevetti precedenti. Fu una mossa vincente: i primi diecimila esemplari andarono esauriti in tempi record e anche la
produzione del 1975 fu praticamente tutta destinata all’America. ® Non altrettanta fortuna ebbe, sul piano sportivo,
la derivazione rallistica: la X1/9 Abarth
svanì in un soffio perché, malgrado il potenziale superiore e il fatto che alcuni pi-
loti l’avessero giudicata decisamente più
guidabile, le fu preferita la 131. Nel 1975,
sempre in ambito agonistico, fu la volta della “Icsunonove Dallara”, esposta
al Salone di Ginevra prima e a quello di
Parigi poi. Era rivolta alle gare del Campionato Mondiale Marche Gruppo5 “Silhouette”. Dal 1976, invece, fu introdotta
la “X1/9 Serie Speciale”, soggetto d’un
leggero restyling. ® Intanto, la piccola
Spider di casa FIAT, l’unica auto a motore centrale nella storia del marchio torinese, riscosse ampi consensi anche nel
Regno Unito, il quale divenne il secondo
mercato dopo gli USA. Fu proprio per
questo motivo che, dopo aver raggiunto
il traguardo delle 100mila unità nel 1978,
si scelse Birmingham per presentare
la “X1/9 Five Speed”, secondo e ultimo
rampollo di serie della regal famiglia. La
cilindrata passò da 1’300 a 1’500 cm3. La
meccanica fu presa dalla Ritmo 75, il cui
monoalbero da 1,5 litri erogava 85 CV.
Grazie anche al nuovo cambio a cinque
rapporti, volava oltre i 180 km/h. Esteticamente, furono adottate soluzioni di
matrice americana, come i paraurti ad
assorbimento al posto dei vecchi paracolpi, uno spoiler anteriore più ampio
e un cofano motore più voluminoso per
accogliere l’aumentato ingombro meccanico. Gli interni, la plancia stessa fu
ridisegnata secondo il gusto degli anni
‘80. Il suo successo oltre oceano fu strepitoso, ma ebbe pure un risvolto negativo
perché portò la FIAT a investire ingenti
capitali destinati allo sviluppo di modelli
quali la “Brava” (equivalente della 131
europea) e la “Strada” (la Ritmo) che si
rivelarono un autentico fallimento.
LA X1/9, la “Baby Ferrari” per gli americani, fu l’ultima FIAT venduta negli Stati
Uniti prima della lunga pausa e del ri-
torno nel nuovo millennio. Globalmente, fu assemblata in 174mila esemplari.
Nel 1982, la sua produzione passò sotto
il completo controllo della Bertone che
la condusse per mano sin alla “Gran Finale”. Erano le soglie del 1989.
Il progetto rubato ® La riverniciatura
del prototipo X1/9 fu affidata a una carrozzeria artigianale esterna. In quell’occasione, Alejandro De Tomaso ne poté
osservare sottobanco i dettagli che utilizzò per creare un modello clone. Esso
fu svelato al salone di Torino del 1971
con il nome “Ghia 1600 Spider”, anticipando il debutto della X1/9 programmato per i mesi successivi. Si mormora
che, alla base del gesto, vi fosse un ricatto relativo a un debito accumulato su
alcuni telai. Non vi furono conseguenze
giudiziarie ma il rapporto di De Tomaso
con FORD, allora proprietaria di Ghia,
s’interruppe dopo pochi mesi.
AUTO D’EPOCA
SCHEDA TECNICA
Marca: FIAT Modello: X1/9 1’300
Anno: 1974
Carrozzeria: spider, tipo “targa”,
decappottabile
(con tettuccio rigido asportabile)
Colore: rosso bordeaux metallizzato
Motore: 128 AS.000 in posizione centrale
Cilindrata: 1’290 cm3
Nr. cilindri e disposizione: 4 in linea
Alesaggio: 86 mm / Corsa: 55 mm
Rapporto di compressione: 8,9 : 1
Alimentazione:
carburatore a doppio corpo Weber 32 DMTR 22
Potenza massima:
75 CV a 6’000 giri/min.
Cambio: sincronizzato a 4 marce più retro
Velocità massima: 170 km/h
Da 0 a 100: 11.63 secondi
Freni: 4 a disco
Sospensioni: a ruote indipendenti
Dimensioni (in mm):
lunghezza 999 / larghezza 1’570
altezza 1’170 / passo 2’202
carreggiata 1’335 / Peso a vuoto: 880 kg
Capacità serbatoio: 49 litri
VALUTAZIONE DI MERCATO CHF 20’000
LA NOSTRA VETTURA
Un’assolata mattina d’ottobre, piacevolmente troppo calda per la stagione,
il lago di Lugano sullo sfondo in tutta
la sua scintillante meraviglia, ed ecco
composta la tela perfetta per ritrarre
la favolosa FIAT X1/9 1300 di Lorenzo
Bassi, uomo amabile nel discorrere e
buon conoscitore d’una leggendaria
parte della produzione automobilistica
italiana. «Sono cresciuto in un contesto
nel quale le macchine, la meccanica,
erano parte integrante della quotidianità; nell’azienda edile di famiglia esse
avevano infatti un ruolo di prim’ordine,
qualunque fosse la loro natura o funzione. Avevamo perciò un’officina di riparazione ben attrezzata della quale io mi
servivo per diletto mettendo mano sui
primi motorini. È stato proprio in quei
locali, saturi del profumo d’oli e miscele, che s’è forgiata la passione». ® Negli
anni Settanta, ci racconta ancora Bassi, in quel settore arrivò un tecnico che
possedeva un’Alfa Romeo Giulia Super;
un autentico asso sulle vetture di quella
matrice: «Me ne trasmise la predilezione (fermandosi volentieri pure il sabato
o la domenica) e molte delle conoscenze che ho poi coltivato lungo tutto il mio
curriculum da collezionista». ® Bassi
ottenne la patente nel ‘75 e si dedicò immediatamente quale meticoloso ausilio
a restauri di prim’ordine acquistando
esclusivamente dalla Casa del Biscione: Giulia coupé 1600, 1750 Berlina,
1800 Normale, Spider 1600 codatronca
e 1300 codalunga…
«Dopo questa fiammata iniziale tutto si
placò e, tranne le spider, cedetti le altre. La vita lavorativa come ingegnere
civile, le inconciliabili rappresentanze
dei marchi automobilistici in azienda,
gli impegni lontano da casa nell’esercito e la qualità in costante diminuzione
dell’Alfa Romeo negli Ottanta mi fecero un pochino desistere. In un tempo
successivo arrivò poi anche la famiglia
che assorbì tutte le mie attenzioni». ®
Una passione, se è tale, non è però mai
doma e nel 1986 Bassi si riscoprì interessato al mondo Ferrari comperando
una Mondial (ancora oggi parte del suo
parco macchine) e una 328. A metà degli
anni Novanta vi fu tuttavia un nuovo stop
alle oldtimer per orientarsi su oggetti
più moderni e affidabili.® Poi, incontrai
Reto Sormani, mente e cuore della Lugano Classic, che mi riattaccò il “morbo”. Ricominciai ad acquisire e restaurare Alfa Romeo e Ferrari, sporcandomi
volentieri le mani accanto al mio tecnico in officina. Un giorno, alla ricerca di
qualche pezzo di pregio in quell’ambito,
m’imbattei presso il Garage Ciccone
di Davesco in un modello affascinante,
riposto in un qualche angolo della mia
memoria: la FIAT X1/9 ». ® Era conservata in ottimo stato e, dopo un controllo
accurato al sistema frenante per ragioni
di sicurezza, furono necessari solo interventi marginali, soprattutto alle sospensioni. «È piacevole da guidare, agile
ma sottopotenziata: è quindi importante
mantenerla sempre su di giri per sfruttarne tutte le risorse. A volte la trascuro
un pochino perché il parco veicoli è ampio e a me, spesso, non rimane che la
domenica per compiere qualche gita a
bordo di queste meraviglie». ® Nulla di
cui preoccuparsi… una leggera spintarella e quel piccolo 1300 inserito in posizione centrale torna alla vita: frizzante,
brioso, sublime memoria di gioventù.
di Elias Bertini
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